Verso il Nepal 2013

Sulle orme della Fiat Panda. Viaggio dall'Italia al Nepal con una Dacia Duster 4wd

Una vita in Panda

Cina 2008. Albergo di Xiahe-Monastero Labrang-Sono un appassionato viaggiatore, o più esattamente “Pandaviaggiatore”, visto che da tanti anni uso una vecchia Panda 4×4 adibita ad essenziale mini camper per i miei lunghissimi spostamenti in solitaria. Viaggi che possono durare fino a quasi cinque mesi come nel caso del 2008: un interminabile anello di 32.000 km interamente via terra dall’Italia a Pechino e ritorno.
Mi affascina partire solo verso oriente incontro alle persone ed alle loro storie. Mi accade spesso di entrare in confidenza con le più improbabili genti che vivono in ambienti talvolta ostili e poco conosciuti. Dal 2002 “salpo” ogni anno verso i mari solidi dell’Asia Centrale, tanto che ormai mi sento uno del posto ed ho appreso anche un po’ di russo. Di solito ritorno con un quaderno di viaggio colmo di appunti e qualche fotografia.
Talvolta mi capita di dover soddisfare la curiosità dei miei interlocutori sul mio stato fisico (ho perso l’uso delle gambe all’età di 10 anni nel 1973). Mi torna in mente proprio ora mentre scrivo, quando nell’agosto 2008 mi trovavo con la Panda tra i monti del Pamir, in Tagikistan.
Avvicinandomi ad una yurta, un anziano signore mi invitò a pranzo nella sua modesta dimora insieme alla sua famiglia. Hassan, dopo i convenevoli d’obbligo, mi chiese infatti il perché della carrozzella. Gli spiegai dunque che da bambino, all’incirca all’età di uno dei suoi figli lì presenti che si divertiva un mondo a spostare la mia sedia, che il tutto avvenne in seguito ad un angioma midollare operato all’epoca più volte tra Italia e Francia. In quell’occasione fu facile e naturale raccontare ciò nella semplice ma confortevole e calda tenda circolare costruita con feltro e pelli di yak, davanti ad un focolare con una tazza di tè bollente ed un bel piatto di Turpan (una zuppa a base di patate e carne di pecora). Forse il fatto che la mia disabilità sia avvenuta improvvisamente in tenera età mi ha aiutato a vivere questa situazione. Certo era dura nel ‘73 affrontare la vita. Una prima operazione in Italia e poi altre tre a Parigi. Ricordo che in un certo senso mi piaceva quando i medici mi dicevano che dovevo essere nuovamente operato in Francia. Mi affascinava già allora il senso del viaggio, l’allontanamento da casa, l’incognita e la curiosità di raggiungere posti lontani.
E infatti quella della scoperta del mondo è da sempre una costante della mia vita. Anche quando camminavo “fuggivo” appena possibile alla scoperta delle campagne intorno casa. Ero sempre in cerca di quell’inebriante sensazione di distacco e libertà.
Ricordo la grande felicità quando nel 1982 presi la patente già pensando al primo viaggio solitario in Germania. Avevo una Panda 30 a quel tempo e sento ancora come fosse ora quel fortissimo senso di lontananza verso quella meta che in quegli anni doveva apparirmi come una chimera.
La Germania divenne presto un’abitudine e sentii il bisogno di estendere i miei confini. Amavo il nord, dunque la Scandinavia divenne il mio habitat preferito per parecchi viaggi prima estivi poi invernali, guidando anche motoslitte in Lapponia, tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio ‘90.
Sempre e solo viaggi terrestri in Panda dunque, a parte gli inevitabili traghetti, a volte lunghissimi come nel caso delle tre volte che ho raggiunto l’Islanda, due delle quali in compagnia dell’indimenticabile e avventuroso papà Alessandro, o le altre tre peregrinazioni in nord Africa.
Ora il mio interesse è catalizzato dall’oriente. In quella direzione trovo ancora spazio a sufficienza per soddisfare il mio bisogno di orizzonti sconfinati e libertà. E’ meraviglioso partire verso est sapendo che c’è sempre un là da raggiungere e genti incredibili da incontrare. Ecco, forse l’incontro con le genti lontane d’oriente è la molla che ogni anno mi spinge a rifare i bagagli e riprendere il viaggio. Mi sento a mio agio particolarmente in Asia Centrale da qualche parte a cavallo tra Kazakhstan, Uzbekistan, Afghanistan, Tagikistan, Kirghizistan, Pakistan o Cina.
Mi pare ogni volta che incontro una persona in quei luoghi di rivedere un vecchio amico. E questo ormai mi capita anche realmente, visto che da più di dieci anni mi trovo a gironzolare per quei luoghi magici ed affascinanti. Secondo me in qualche vita precedente dovevo essere un mistico magari in quel di Bukara o Samarkanda. Mi ci vedo con una lunga barba bianca, a sentenziare sul mondo. Quando qualcuno mi chiede perché parto solo rispondo sempre che con me ci sono le genti del mondo a tenermi compagnia e le paure sono dentro di noi. Basta capire ciò e sentirsi sereni ed allo stesso piano del prossimo per poter affrontare le avversità del viaggio della vita.
Ricordo le parole di un anziano signore conosciuto nel 2007 a Bamiyan, in Afghanistan, che mi disse: “per come sei tu, per come ti poni con il prossimo, non hai di che preoccuparti Allah, o chi per lui, è con te e nessuno ti farà mai del male…” Certo una visione semplicistica, ma che in un certo senso mi ci vedo e continuo infatti per la mia strada dormendo durante i miei viaggi nella confortevole Panda nell’ambiente circostante che può variare tra steppe, deserti, montagne, laghi o foreste ghiacciate.
La gente che incontro ad oriente mi appare più genuina e semplice rispetto all’occidente. Dotata di grande curiosità verso il nostro mondo, sempre pronta ad intraprendere conversazioni con lo straniero. A patto che ci si avvicini con lo spirito giusto senza alcun preconcetto. Basta cominciare col presentarsi per divenire grandi amici e trovarsi a parlare dei temi più disparati.
Secondo me anche i navigatori, i telefoni cellulari, Internet, la televisione e tutte le nuove tecnologie in genere, contribuiscono all’impoverimento dei rapporti umani e all’alimentazione di paure dell’altro ingiustificate o esasperate dai media.
Il viaggio è per me anche una fuga da tutto ciò, è mettersi a nudo, cambiare pelle, rigenerarsi, un chilometro dopo l’altro, a mano a mano che incontro e colloquio con le genti del mondo. Girovagando tra improbabili bazar ad esempio. Mi piace perdermi, fermarmi per le vie del mondo, chiedere informazioni alla gente sempre disposta a darne, talvolta impreziosendo il mio “quadernaccio di viaggio” con mappe più o meno dettagliate, o a volte totalmente incomprensibili arricchite da indicazioni magari in cinese!
Vorrei trasmettere attraverso il viaggiare ed i miei incontri, pace, altruismo, serenità, amicizia e rispetto del prossimo. Ricchezze fondamentali della vita e dell’Uomo.
Spero di esservi stato d’aiuto nel comprendere il mio essere sempre più appeso tra un mondo e l’altro, perennemente in viaggio, come scrivevo sul diario di bordo qualche anno fa: “la vita è un viaggio, la mia vita è in viaggio!”, una sorta di illuminazione!

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